Salento capoluogo del tennis di Puglia

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Primo per attività agonistica, tremila tesserati e l’impegno per far crescere le giovani promesse tesserate con i vari circoli. Ne abbiamo parlato con il delegato provinciale di Federtennis Elio Pagliara che racconta come è cambiato il panorama tennistico in provincia di Lecce negli ultimi anni e dell’impegno per far crescere ulteriormente il movimento

enzo pagliara

Il movimento tennistico cresce. Lecce e la sua provincia hanno numeri di un certo spessore: 43 circoli, un’attività agonistica che si muove tra la serie D e la serie A2, giocatori professionisti che si sono affacciati su palcoscenici di prestigio ed un esercito di amatori in costante crescita. Motivo di orgoglio per un territorio che nell’attività tennistica è secondo soltanto al capoluogo di regione Bari e che ha tutte le carte in regola per continuare questa straordinaria ascesa con la certezza di raggiungere traguardi ancora più ambiziosi. Per avere un’idea ancora più chiara di quella che è l’attività tennistica in provincia di Lecce ne parliamo con il delegato provinciale della Federazione italiana Tennis Elio Pagliara

Quale è a Lecce e nel Salento lo stato del movimento tennistico
Lecce e la sua provincia sono secondi soltanto a Bari sia come numero di società che come numero di iscritti. Ad oggi sono attivi 43 circoli; di questi, 39 sono circoli tennis, uno è di padel e tre di beach tennis. A questi numeri si aggiungono quelli dei tesserati, che oramai sono quasi tremila. Siamo primi, però, per quanto riguarda l’attività agonistica; in Puglia, la provincia di Lecce è la provincia che iscrive più squadre  nei vari campionati, anche a livello di tornei individuali. Lecce è l’unica provincia ad avere squadre femminili professionistiche, che sono quelle dei Circoli tennis di Copertino e Arnesano in serie B1 del Circolo tennis Tuglie in serie B2. Per quanto riguarda il maschile ci sono invece le realtà dei Circoli tennis di Lecce e Maglie che disputano il campionato di serie A1

Il tennis non più come sport d’élite ma oramai alla portata di tutti
Io sono presidente del comitato provinciale di Lecce dal ‘90 e sin da allora ho puntato affinché il tennis diventasse un po’ più uno sport di massa rispetto a quello che era in passato, e devo constatare che ci siamo riusciti; questo è stato possibile soprattutto grazie al lavoro che hanno fatto i presidenti ed i maestri, che è stato fondamentale per raggiungere questi risultati. I numeri sono cambiati rispetto agli anni ‘90, sono cambiati perché c’è stato un aumento progressivo anno dopo anno, perché hanno scoperto il tennis anche quelle fasce sociali meno abbienti rispetto a prima; è stato un lavoro e il merito spetta principalmente ai presidenti di circolo, ai dirigenti, ai maestri. Ovviamente il tutto si è reso possibile seguendo un programma politico che la nostra delegazione ha messo in atto

C’è attenzione da parte della Fit per i talenti nostrani?
Dal punto di vista dei talenti che ci sono stati in provincia di Lecce posso dire che molti sono stati quelli che promettevano di diventare anche professionisti di alto livello, però purtroppo sono stati talenti frenati dal mancato investimento da parte della federazione nazionale e del settore tecnico per cui alla fine sono rimasti inespressi. Quelli che potevano essere dei futuri campioni diciamo che alla fine sono rimasti degli ottimi giocatori; tranne Portaluri e MIcolani nessuno ha raggiunto livelli professionistici di eccellenza. La Federazione però già dagli anni Duemila ha iniziato ad investire molto, a cambiare completamente la politica sui giovani, per cui sono sbocciati quei talenti femminili, prima di tutto con la Pennetta e la Vinci; due ragazze che sino sempre allenate nel Salento anche perché si puntava molto su queste tenniste. C’è da tenere conto che le famiglie hanno investito parecchio, venendo da una classe sociale benestante, per cui hanno investito personalmente su di loro finché poi non hanno raggiunto alcuni risultati che hanno portato la Federazione ad accorgersi di loro iniziando ad investire in modo concreto.

Adesso però sta cambiando qualcosa
Da una decina danni, da quando è diventato direttore della Scuola nazionale maestri Michelangelo dell’Edera, che è stato il nostro punto di riferimento in Puglia, le cose sono cambiate; finalmente si è data la possibilità a tutti, con una politica diversa di allenamenti, la creazione di centri tecnici provinciali, tutte cose che sono state sperimentate prima di tutto a Lecce. Abbiamo sperimentato sempre le novità che venivano lanciate a livello regionale e poi con la nomina di direttore della Scuola nazionale maestri sono state portate avanti anche a livello nazionale alcune di quelle che sono state le prerogative tecniche della provincia di Lecce

Lecce ed il Salento possono continuare a crescere ?
Lecce e il Salento possono crescere ulteriormente perché si è capito che per crescere c’è bisogno di campioni, soprattutto per l’attività agonistica di alto livello; di questo bisogna dare merito soprattutto al compianto ingegnere Giovanni Stasi, presidente del Circolo tennis Galatina, che è stato il primo a portare tornei professionistici di una certa importanza nel Salento; successivamente ha cominciato a fare delle squadre competitive per cercare di raggiungere traguardi professionistici; ricordo che quando ancora disputavano la serie C è venuto a giocare per quasi tre anni Tsitsipas che ora è diventato il numero cinque al mondo Atp. Lui ha cominciato, poi sulla scia di Stasi anche il Ct Maglie ha voluto emulare. E questo ha portato ad avere un’attività agonistica di alto livello. L’ha seguito il Circolo tennis Maglie con i tornei internazionali, soprattutto giovanili, che poi sono quelli che danno la possibilità di vedere dei futuri campioni futuri; poi si sono svegliati dall’oblio dell’attività solamente provinciale e regionale anche altri circoli ed è venuta fuori la bella sorpresa di piccole realtà come Copertino, Arnesano e Tuglie che hanno raggiunto risultati a livello professionistico, come ovviamente anche Maglie e Lecce. Tutto questo ha fatto da traino, per cui la speranza è che altri circoli ricevano questo input in maniera decisa spingendoli a fare un’attività agonistica che può soltanto fare bene a tutti, in primis ai giovani, perché far vedere quel tipo di attività li spinge a migliorare; prima su cento ragazzi ne veniva fuori uno, adesso abbiamo una percentuale superiore di ottimi giocatori, anche a livello nazionale.

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